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sabato 28 giugno 2014

"Sorridere sempre"

« Quant'è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia:
Di doman non c'è certezza»
 


Spesso ci perdiamo nella fugacità del tempo, in quegli attimi talmente effimeri, da dimenticare quali siano le vere emozioni che la vita offre. Ci troviamo smarriti, senza una meta, alla ricerca di un senso che possa colmare il vuoto dentro noi, non godendo di tutte quelle passioni e  gioie che si presentano dinanzi agli occhi. Del futuro non si ha certezza, motivo per cui bisogna vivere ogni singolo istante della nostra vita, da cui trarne un insegnamento. Proprio come ci ha indirizzati lei, Francesca: figlia, sorella, amica, volontaria, portatrice di sani principi e speranza, ma in particolare per noi fucini, è stata la presidentessa, una colonna portante nonostante la giovane età. Giovedì 26 giugno, la famiglia e gli amici hanno organizzato una vera e propria festa, intitolata “Sorridere sempre”, in onore dell’anniversario di Francesca. A dare inizio a questa giornata, si è celebrata la santa messa, in cui si è percepita una presenza mirabile, proprio come se lei fosse in mezzo in noi. Terminata la celebrazione, parenti, amici, ma anche ragazzi che avevano soltanto sentito parlare di lei, erano gremiti a Marano, il suo paese proprio per dar testimonianza di quanto sia stata speciale per ognuno di noi, e quanto ci abbia arricchito averla conosciuta. Si è rivelata essere diversa dai suoi coetanei sia in vita, mostrando di avere sempre quella marcia in più, ma anche dopo la sua scomparsa, unendo in’unica grande famiglia tutte le persone che facevano parte della sua vita, comprese le associazioni a cui apparteneva. 

Non è mancata occasione in cui non abbia smesso di dimostrare il suo altruismo verso il prossimo, basti pensare alla sua esperienza nell’associazione ABIO (Associazione per il bambino in ospedale di Cosenza) il cui motto è “diritto al sorriso”, un elemento a dir poco fondamentale per la nostra Francesca, che ha donato tutta se stessa per dei piccoli bambini indifesi, dipingendo loro una favola sempre diversa, indossando semplicemente degli occhiali colorati o improvvisandosi pupazzo di neve, in modo da distoglierli dalla triste realtà che incombeva su loro e permettergli di continuare a sognare. Oltre ad allietare le giornate di questi angeli, ha offerto anche alle famiglie un sostegno vitale, un invito a non aver paura e a continuare a lottare. 

Francesca ha lasciato la sua impronta anche nel campo universitario, intraprendendo un cammino in FUCI, in cui si è distinta particolarmente, non solo per il vivo interesse e la partecipazione attiva, ma soprattutto per la cura mostrata ad ogni singola riunione. Scelta come presidentessa, proprio per essere guidati da una persona straordinaria nella sua semplicità. Ha accettato questo incarico, non per ottenere prestigio, bensì per mostrare ancor di più il suo legame con la federazione e i fucini, verso i quali ha divulgato armonia e amicizia, ma soprattutto non ha mai perso di vista i principi fondamentali su cui si basa la FUCI, ovvero quello di fede, di cui si è rivelata promotrice, nutrendo una profonda spiritualità; quello di scienza, tramite la quale abbiamo conosciuto la sua diligenza e saggezza; preparata nel contestare le critiche e mettendo a disposizione le sue conoscenze e i suoi vari aneddoti, e infine il senso patriottico, che manifestava anche solo raggruppando tutti i fucini per tifare la nazionale in campo.
Questo sua umanità e generosità nel dedicarsi totalmente al prossimo è stato constatato anche dai missionari oblati, in cui si è mostrata determinata nel divulgare la parola di Dio, partecipando intensamente alle missioni e prefiggendosi un unico obiettivo: far stare bene qualsiasi persona si trovasse al suo fianco, con piccoli gesti, un abbraccio, un sorriso, una canzone, preferibilmente di Renato Zero, come ci teneva a precisare da buona sorcina. Tutto questo solo per infondere l’importanza della vita, quanto sia preziosa e quanto sia essenziale viverla pienamente, accompagnati dalla fede. Questa è Francesca: solare, energica, che continua a vegliare su di noi da lassù, sempre con il sorriso. I migliori anni della nostra vita probabilmente li abbiamo vissuti grazie alla sua presenza, ancora viva, proprio perché è rinata nei nostri cuori.




venerdì 20 giugno 2014

Ringraziamento e saluto a Mons. Salvatore Nunnari




Cosenza. A seguito delle dimissioni dell'arcivescovo metropolita della diocesi di Cosenza-Bisignano, Salvatore Nunnari, il Santo Padre Francesco ha nominato monsignor Francescantonio Nolè come nuova guida diocesana. 

Mons. Salvatore Nunnari
L'annuncio è stato comunicato la scorsa settimana nella diocesi di Cosenza e contemporaneamente a Tursi, diocesi dalla quale mons. Nolè proviene. 

Monsignor Nunnari ha espresso sentimenti di profonda devozione e gratitudine al Santo Padre “che ha guardato con paterna benevolenza la nostra Chiesa e soprattutto il suo presbiterio” ed ha chiesto da subito di pregare per monsignor Nolè.

Viene tra noi un vescovo paterno – ha detto monsignor Nunnari – un vescovo pastore perché di questo Cosenza ha bisogno. Così come avete fatto con me dovete fare con lui. Siate uniti al vostro pastore vivendo intensamente la comunione del presbiterio. Monsignor Nolè dovrà contare su un presbiterio unito, su un laicato adulto e sul comune desiderio della santità. Con gioia voglio ricordare a tutti che la promessa di Gesù si avvera sempre: Pastores dabo vobis”.

Monsignor Francescantonio Nolè inizierà il proprio mandato il prossimo 4 luglio.

A Salvatore Nunnari, il gruppo FUCI Cosenza "Francesca Gallo" vuole esprimere il più sentito ringraziamento per i 10 anni di lavoro svolto nella diocesi cosentina e per la fraterna vicinanza dimostrata nei confronti degli studenti universitari e della Federazione. A lui i nostri migliori auguri e le nostre preghiere affinchè possa continuare a svolgere la sua missione evangelica. 


Davide Spanò
per il gruppo FUCI di Cosenza

lunedì 2 giugno 2014

Chi è Malala? Studentessa, attivista pakistana e non solo!

È il 9 ottobre 2012, siamo nella regione dello Swat in Pakistan; quella mattina una ragazzina di 14 anni esce da casa per andare a scuola a sostenere gli esami di fine corso. Durante il viaggio di ritorno due uomini fermano bruscamente lo scuolabus e chiedono: “Chi è Malala?”. Nessuno risponde, ma senza volerlo qualcuno si gira a guardarla, l’uomo estrae la pistola e le spara tre colpi in viso. Dopo quel terribile giorno Malala non farà più ritorno in Pakistan, e il mondo intero iniziò a chiedersi chi fosse questa ragazza così misteriosa e ritenuta tanto pericolosa, da dover essere uccisa.


Malala nasce in un paese in cui, quando nasce un maschio, tutti escono in strada e sparano in aria, come simbolo di festa; mentre la nascita delle femmine rappresenta un giorno triste, infatti vengono nascoste dietro una tenda e  destinate fin dal principio ad un destino limitato alla cura della casa e alla procreazione di figli da accudire. Il padre, Ziauddin Yousafzai  alla nascita di Malala aveva già intuito che lei aveva qualcosa di diverso.
Malala infatti, adorava studiare e si mostrò immediatamente altruista e caritatevole nei confronti del prossimo, al punto da proporre di accogliere gratuitamente dei bambini che giocavano tra l’immondizia per strada, nella scuola del padre, anche se questo non fu possibile. Questo fu uno dei primi episodi che la spinsero a lottare per l’istruzione universale dei bambini.